COSTRUITI AD ARTE

Il termine “personaggio” deriva da “persona”. Persona è la maschera che si utilizzava negli spettacoli teatrali nell’antichità greca e latina. Deriva dal latino “per”, cioè attraverso, via, e “sonare”, cioè risuonare, sonare.

Uno degli scopi della maschera era infatti di aumentare il volume della voce.

L’altro scopo era di aumentare il “volume” delle caratteristiche fisiognomiche relative al carattere che doveva rappresentare in scena, cioè aumentare i tratti distintivi di “paura”, “gioia”, “coraggio”, eccetera.

Esasperare i tratti del viso serviva per meglio caratterizzarlo e farlo cogliere anche da uno spettatore lontano, vista l’ampiezza delle arene del tempo.

La maschera era quindi una cassa armonica, in tutti i sensi, un amplificatore del fattore umano.

Questo termine, per estensione, è stato poi utilizzato per definire l’individuo umano – vedete tutto torna – in un percorso che tuttavia parte dalla teatralità e si conclude nel corpo del mondo reale. Non il contrario.

E’ infatti da sempre nell’arte e nel rito che si creano le culture e quindi le interpretazioni culturali della realtà. E’ il teatro (nel nostro caso il racconto) che ci ha insegnato e ci insegna come vivere.

In un secondo momento, dal personaggio si è ritornati alla persona. E’ decisivo, ripeto, che sia avvenuto questo e non il contrario, poiché l’uomo si costituisce solo come cultura, quando esce dal grezzo stato di natura.

Sembra essere quindi insito in ogni persona un aspetto teatrale, artistico, nel senso di “costruito ad arte“. O, più nello specifico di “rappresentativo“, più che di “naturale“.

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