
E’ piuttosto recente l’attenzione della ricerca sul cervello in relazione alla danza.
Negli ultimi anni la ricerca si è resa conto che la sincronizzazione del movimento con la musica, che essenzialmente si realizza nella danza, formi una sorta di doppio circuito del piacere.
Da una parte la musica stimola i centri di ricompensa del cervello. Dall’altra, la danza attiva i circuiti cerebrali sensoriali e motori.
Nell’apprendimento e nell’esecuzione della danza entrano in gioco diverse aree della corteccia motoria, la corteccia somatosensoriale, i gangli della base e il cervelletto.
La corteccia motoria partecipa alla pianificazione, al controllo e all’esecuzione dei movimenti volontari.
La corteccia somato-sensoriale, situata nella regione centrale del cervello, è responsabile del controllo motorio e svolge anche un ruolo nella coordinazione occhio-mano. I gangli della base, un gruppo di strutture in profondità nel cervello, lavorano con altre regioni del cervello per coordinare agevolmente il movimento, mentre il cervelletto integra l’input dal cervello e dal midollo spinale e aiuta nella pianificazione di azioni motorie fini e complesse.
Mentre alcuni studi di imaging hanno mostrato quali regioni del cervello sono attivate dalla danza, altri hanno esplorato come gli elementi fisici ed espressivi della danza alterano la funzione cerebrale.
Ad esempio, gran parte della ricerca sui benefici dell’attività fisica associata alla danza si collega a quelli ottenuti dall’esercizio fisico, benefici che vanno dal miglioramento della memoria al rafforzamento delle connessioni neuronali.
Uno studio del 2003 sul New England Journal of Medicine condotto da ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine ha scoperto che la danza può decisamente migliorare la salute del cervello.
Lo studio ha esaminato l’effetto che le attività del tempo libero avevano sul rischio di demenza negli anziani. I ricercatori hanno esaminato gli effetti di 11 diversi tipi di attività fisica, tra cui ciclismo, golf, nuoto e tennis, ma hanno scoperto che solo una delle attività studiate, la danza, ha ridotto il rischio di demenza dei partecipanti. Secondo i ricercatori, ballare comporta sia uno sforzo mentale che un’interazione sociale e che questo tipo di stimolazione ha contribuito a ridurre il rischio di demenza.
In un piccolo studio condotto nel 2012, i ricercatori della Minot State University del North Dakota hanno scoperto che il programma di danza in stile latino noto come Zumba migliora l’umore e alcune abilità cognitive, come il riconoscimento visivo e il processo decisionale.
Altri studi dimostrano che la danza aiuta a ridurre lo stress, aumenta i livelli dell’ormone del benessere serotonina e aiuta a sviluppare nuove connessioni neurali, specialmente nelle regioni coinvolte nella funzione esecutiva, nella memoria a lungo termine e nel riconoscimento spaziale.
La danza può alleviare i principali sintomi motori del morbo di Parkinson includono bradicinesia (movimento rallentato), rigidità degli arti e del tronco, tremori e problemi di equilibrio e coordinazione.
Tarsy afferma che la danza può essere considerata una forma di stimolazione uditiva ritmica (RAS). In questa tecnica, ai pazienti viene presentata una serie di ritmi fissi e ai pazienti viene chiesto di seguire i ritmi. Gli studi sugli effetti che questa tecnica ha sui pazienti con Parkinson o altri disturbi del movimento hanno riscontrato miglioramenti significativi nell’andatura e nella funzione degli arti superiori tra i partecipanti. Sebbene non ci siano stati confronti scientifici paralleli tra RAS né con la musica né con la danza, Tarsy afferma che le persone con Parkinson “parlano e camminano meglio se hanno un segnale ritmico costante”.
Sotto la direzione di Tarsy, BIDMC ha avviato diversi programmi di benessere, inclusi quelli che includono tai chi, zumba, yoga e percussioni, progettati per aiutare le persone a gestire i sintomi del morbo di Parkinson.
Anche se non è ancora chiaro fino a che punto questi programmi avvantaggino i pazienti, Tarsy afferma che ci sono prove che attività come la danza e il tai chi possono stabilizzare gli effetti della malattia e rallentare il grado in cui i movimenti quotidiani ne risentono.