
Le disprassie rientrano nel quadro dei disturbi dello sviluppo della coordinazione motoria.
L’acquisizione delle abilità motorie coordinate risultano notevolmente inferiori rispetto a quanto atteso in relazione all’età cronologica dell’individuo e alle opportunità che ha avuto di apprendere e di utilizzare tali abilità.
La disprassia può essere di tipo verbale o motoria.
La disprassia verbale può ricorrere come forma pura o associata a disturbi di programmazione motoria a carico di altri distretti corporei (disprassia manuale, oculo-motoria, ecc. cfr. Sabbadini, 2005) o al disturbo specifico di coordinazione motoria (DCD, Developmental Coordination Disorder, APA, 20).
Il bambino disprassico può presentare movimenti scoordinati, andatura poco sciolta, difficoltà a salire e scendere le scale, ad allacciarsi le scarpe, a impugnare correttamente penne e pennarelli, ma può avere anche tensione continua agli arti, scarso senso dell’orientamento, timore di muoversi in spazi ampi o estranei, poca confidenza con il movimento del proprio corpo e le sensazioni cinestesiche correlate.
Le difficoltà si manifestano con goffaggine (cadere o battere contro oggetti) così come imprecisione nello svolgimento delle attività motorie (afferrare un oggetto, usare forbici o posate, scrivere a mano, guidare la bicicletta o partecipare ad attività sportive).
L’esordio dei sintomi avviene nel primo periodo dello sviluppo. I deficit delle abilità motorie non sono meglio spiegati da disabilità intellettiva o da deficit visivo e non sono attribuibili a una condizione neurologica che influenza il movimento (paralisi cerebrale, distrofia muscolare, disturbo degenerativo).