L’INTELLIGENZA MUSICALE

Una forma di patologia cerebrale a sostegno di tale ipotesi è l’epilessia.​

Persiste, però, una credenza molto diffusa secondo cui alcune capacità siano indipendenti dai processi di apprendimento. ​

Il termine genio ha prodotto un’ideologia culturale fuorviante secondo cui nascere musicali è appannaggio di pochi eletti.​

Non esistono ragioni scientifiche per considerare questa ipotesi credibile: «così come non vi sono bambini del tutto privi di intelligenza, non esistono bambini del tutto privi di attitudine musicale».​

  • a teoria della modularità,
  • la teoria del parassitismo.
L’OTTAVA NOTA BLOG

PRATICA MUSICALE E CERVELLO

Il neurologo Alvaro Pascual­ Leone ha studiato la modulazione delle risposte muscolari mediante stimolazione magnetica transcranica, durante l’acquisizione di nuove abilità motorie.​

Eseguendo alcuni esercizi per pianoforte con le cinque dita, la corteccia motoria manifesta cambiamenti già qualche minuto dopo l’inizio dell’esecuzione.​

 

Nei suonatori di strumenti ad arco la rappresentazione corticale delle dita della mano sinistra varia molto rispetto ai non musicisti, soprattutto per il mignolo, molto usato dai musicisti.​

Il dato più interessante è che l’entità della risposta corticale somato-sensoriale è massima quando l’esordio degli studi musicali avviene durante l’infanzia e si riduce con l’aumentare dell’età di esordio, essendo pur sempre maggiore di quella dei non musicisti.​

 

Un bambino con sindrome di Williams ha una micro-delezione del cromosoma 7.

Questo è un fatto immodificabile che provoca necessariamente degli effetti sul suo processo evolutivo.​

Significa, però, che si può intervenire precocemente su predisposizioni cognitive più generali che solo in seguito si specializzeranno e localizzeranno.​

 

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