Oggi l’educazione musicale a scuola è considerata un indicatore importante di inclusione degli studenti con disabilità, in quanto la musica rappresenta un aspetto fondamentale del funzionamento umano sia in termini di abilità sia in termini di interazione con il proprio contesto sociale e culturale. 

La musica è un processo articolato che sollecita e stimola canali percettivi in diverse aree cerebrali e fin dall’antichità è stata annoverata fra le arti più importanti per il benessere dell’uomo.

Solo in tempi recenti, però, è diventata anche oggetto dell’indagine scientifica, che ha verificato anche sperimentalmente quello che ogni appassionato di musica sapeva già intuitivamente e cioè che la musica sollecita il nostro sistema motorio, attiva i nostri circuiti emozionali e coinvolge ampie aree cerebrali, producendo anche l’aumento del numero dei neuroni e delle interconnessioni neuronali.

Ciò ha conferito alla musica un valore sociale ancora più elevato, evidenziando la fondamentale importanza della qualità della pedagogia musicale e delle strategie di insegnamento con tutti i bambini e i ragazzi della popolazione generale e nello specifico con i bambini e i ragazzi con disabilità o disagio mentale.

Non c’è apprendimento musicale che non implichi un’educazione inclusiva e non produca un piacere fortemente costruttivo, in cui ognuno si riconosce, senza perdere di vista la propria specificità individuale e le proprie differenze individuali.

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Una vera didattica inclusiva affronta la disabilità, valorizzando e lavorando non solo sulle abilità, sulle capacità, ma anche sui desideri, sui valori, sulla persona che il bambino e il ragazzo desiderano essere. 

Mette in condizione tutti, non solo I bambini disabili, di costruire la propria felicità, non come assenza di emozioni spiacevoli, sofferenza, negazione della disabilità, ma come vita piena di senso e di significato, possibilità di scoprire e seguire le proprie passioni, tra cui può capitare che ci sia anche la musica. 

Una didattica che sappia ripensare, riscrivere il concetto di disabilità comporta una vera e propria rivoluzione culturale.

Un sovvertimento necessario di prospettiva in cui tutti, gli insegnanti, I bambini/ragazzi, i genitori abbandonino il pensiero che la disabilità sia solo fragilità, assistenza e cura e tirino fuori il mondo della disabilità da un’aurea innaturale dove sembra dover esistere solo protezione, silenzio e protezione.

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L’educazione musicale, ad esempio, in particolare per quanto riguarda la ritmica, fornisce ai bambini disprassici una scansione temporo-spaziale che facilita la loro organizzazione del movimento nello spazio e nel tempo.

Permette di sviluppare competenze corporee, motorie e percettive, come ad esempio la possibilità di conoscere e utilizzare al meglio le proprie capacità sensoriali e motorie, e le proprie competenze affettive e relazionali.

Con i bambini con sindrome di Down promuove l’apprendimento di movimenti fino-motori, come, ad esempio, infilare le dita in un’asola per sorreggere un piatto oscillante e poi farlo suonare, imparare a tenere in modo corretto le bacchette, con la giusta presa e nel giusto verso, lavorare sull’apprendimento dei numeri, della turnazione nei tempi di dialogo, allenare la memoria procedurale, la capacità di fonazione e le capacità cognitive in generale, lavorare sul movimento grosso-motorio attraverso movimenti diversi e proposte ritmiche differenti.

Pertanto, nel quadro della piena inclusione, è indispensabile soffermarsi sul potenziamento di una didattica musicale che sappia promuovere il successo formativo degli allievi con e senza disabilità e attivare modelli organizzativi finalizzati alla piena attuazione dei principi di libertà e di equità per tutti.

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