
Nel vostro procedere incosciente dei giorni
la realtà vi è davvero reale, lo comprendo,
nel vostro procedere muto delle notti
il sogno è solo sognato, la verità solo da dire,
o da scoprire, lo comprendo,
e forse anche lo invidio, a volte.
Grattacieli superbi e archi trionfanti,
incendi di foreste e razzie di animali,
muri alle frontiere tra chi vive e chi muore,
campi sgombrati, crocifissi baciati,
cassonetti differenziati, roghi umani
nei caffè all’aperto d’estate,
come se la verità fosse vera e una,
come se i confini fossero luoghi reali
e non linee immaginarie tracciate a caso
nel caos per tenere fuori il dubbio
e illudersi di poter dire dov’è il sopra,
dov’è il sotto, chi siamo, da dove arriviamo,
da quale lontana oscurità di tartarughe giganti
e lava ardente di vulcani e silenzio assordante
siamo stati concepiti come cancri
pronti a divorare la madre che ci ha generati.
Realtà, verità, voi di qua, noi di là,
figli di stelle esplose che non sanno
da quale notte feconda siano stati partoriti,
da quale mente universale siano governati,
e camminano su un suolo che chiamano realtà,
mentre un’energia oscura espande l’universo,
e invocano verità e ragione,
mentre non sapranno mai quale seme
li ha strappati al nulla,
alle tenebre avvolte dalle tenebre.
Di quale realtà parlate,
di quale verità vi riempite la bocca,
in questa vita misteriosa,
nata dal proprio calore?
Quale realtà, quali verità assolute e roboanti,
in questo angolo di universo,
tra centinaia di miliardi di stelle
dentro centinaia di miliardi di galassie?
Che i muri sollevati in fretta di notte
tengano fuori il dubbio,
mattoni su mattoni di verità mai dubitate.
Di là dal muro, senza certezza, sul baratro
del non sapere, io voglio essere una nube gassosa,
incendiarmi per diventare una stella,
voglio rinascere sole, splendere,
scaldare, nutrire, bruciare,
e vivere il sogno della vita senza verità,
sentire il richiamo dell’oceano che brulica
di esseri viventi, sollevare gli occhi al cielo
di uccelli che danzano innanzi al firmamento,
spiare il rumore che gli alberi fanno
quando crescono, senza far finta di sapere,
aspettando di morire in un’ascensore,
tra la realtà e la verità, senza aver mai incontrato
la bellezza che si svela nel germoglio appena nato tra i rami arsi
della foresta in cenere, bellezza che è tutta lì,
nella vita che lotta per vincere,
quando vince.
(Carmen Pernicola)