L’OTTAVA NOTA STUDIO

Trasformiamo la psicologia in spettacolo, affinché lo spettacolo della psicologia ci trasformi. 

Nel suo libro La sensibilità come sistema della percezioneGibson ha analizzato la percezione in situazioni di visibilità ridotta, ad esempio in presenza di nebbia o al crepuscolo.

In tali situazioni – scrive – “il sistema comincia la sua caccia“, provando e testando una serie di ipotesi su ciò che ha dinanzi agli occhi.

Sostiene però, anche, che il ruolo delle ipotesi nella nostra percezione visiva è stato spesso sopravvalutato nella tradizione psicologica, poiché, di fatto, la nostra percezione è indicizzata sul movimento.

Quando camminiamo verso un oggetto dell’ambiente che ci circonda, per esempio un tavolo, l’immagine sulla retina si trasforma costantemente.

Ammette che in quella che chiama “visione istantanea” la parte superiore di un tavolo rettangolare ci apparirà come un trapezio.

Ma – dice – noi non abbiamo bisogno di supporre che questo trapezio sia la proiezione di un tavolo, lo vediamo non appena ci muoviamo.

Riprendendo questo concetto della visione istantanea Gombrich sostiene che è proprio in questa visione istantanea che la supposizione assume un ruolo vitale.

Si direbbe che quando vediamo un’immagine piana possiamo solo stimare che rappresenti una realtà tridimensionale.

In altri termini dobbiamo immaginare la realtà dietro l’immagine piana.

Lo storico dell’arte Julius von Schlosser, l’ultimo illustre rappresentante della Scuola viennese di storia dell’arte e conoscitore profondo del Medioevo occidentale, nel suo libro L’arte del medioevo, ha affrontato il tema dell’artista che crea delle raffigurazioni pittoriche non solo guardando, ma anche pensando.

Gombrich sostiene che non c’è mai nessuno a uno dei due estremi, da una parte la costruzione dell’immagine puramente intellettuale, dall’altra il realismo pittorico.

Gli impressionisti, invece, hanno pensato di essere arrivati al punto in cui potevano vedere la natura com’è, con occhio innocente.

Ma non esiste occhio innocente. Non possiamo vedere il mondo così com’è. Dobbiamo immaginare la realtà dietro l’immagine che percepiamo per vedere.

NON ESISTE OCCHIO INNOCENTE

Se si vuol disegnare si deve dimenticare ciò che si conosce per poter semplicemente guardare“.

Ma davvero possiamo dimenticare quello che conosciamo e guardare il mondo con occhio innocente?

Il disegno, ad esempio, può essere una rappresentazione solida, onesta del mondo come l’occhio lo vede, non un insieme di trucchi con la matita o di effetti appresi da un libro?

Per lo storico dell’arte Ernst Gombrich questo dimenticare quel che se si sa per poter soltanto guardare è impossibile.

Quando guardiamo un dipinto naturalista interpretiamo delle forme bidimensionali.

Vediamo un’immagine come è, cioè una proiezione di una forma a tre dimensioni su una superficie piatta.

Allo stesso tempo questo processo di interpretazione va oltre quel che è effettivamente rappresentato sulla tela.

La nostra mente, infatti, tende ad aggiungervi alcuni elementi che suppone ci siano anche se non li vediamo.

Diversi esperimenti psicologici hanno dimostrato che una proiezione di questo tipo non può essere del tutto soppressa o separata dai dati puri della visione.

L’aspettativa o l’anticipazione possono produrre l’illusione o il fantasma di una percezione.

E’ impossibile separare ciò che vediamo in un dato momento da quello di cui ci ricordiamo o che ci aspettiamo.

Questo non vale solo nella rappresentazione pittorica, è proprio alla base del funzionamento del nostro sistema percettivo e riguarda perciò il nostro modo di rappresentarci il mondo.

Gibson ha potuto dimostrare in modo matematico che questa trasformazione ci rivela proprio la forma soggiacente e invariabile del tavolo.

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