La disprassia può essere verbale o motoria.

La disprassia verbale può ricorrere come forma pura o associata a disturbi di programmazione motoria a carico di altri distretti corporei (disprassia manuale, oculo-motoria, ecc. cfr Sabbadini, 2005) o al disturbo specifico di coordinazione motoria (DCD, Developmental Coordination Disorder, APA, 2013).

Il bambino disprassico può presentare movimenti scoordinati, andatura poco sciolta, difficoltà a salire e scendere le scale, ad allacciarsi le scarpe, a impugnare correttamente penne e pennarelli, ma può avere anche tensione continua agli arti, scarso senso dell’orientamento, timore di muoversi in spazi ampi o estranei, poca confidenza con il movimento del proprio corpo e le sensazioni cinestesiche correlate.

L’acquisizione delle abilità motorie coordinate risultano notevolmente inferiori rispetto a quanto atteso in relazione all’età cronologica dell’individuo e alle opportunità che ha avuto di apprendere e di utilizzare tali abilità.

Le difficoltà si manifestano con goffaggine (cadere o battere contro oggetti) così come imprecisione nello svolgimento delle attività motorie (afferrare un oggetto, usare forbici o posate, scrivere a mano, guidare la bicicletta o partecipare ad attività sportive).

L’esordio dei sintomi avviene nel primo periodo dello sviluppo e i deficit delle abilità motorie non sono meglio spiegati da disabilità intellettiva o da deficit visivo e non sono attribuibili a una condizione neurologica che influenza il movimento (paralisi cerebrale, distrofia muscolare, disturbo degenerativo).

L’educazione musicale, in particolare per quanto riguarda la ritmica, fornisce a questi bambini una scansione temporo-spaziale che facilita la loro organizzazione del movimento nello spazio e nel tempo.

Il bambino disprassico apprende più facilmente la musica, con tutti i suoi parametri, se può crearla con il suo corpo, la sua voce e gli strumenti a disposizione. In questo modo le strutture musicali, la melodia e il ritmo si trasformano da elementi astratti, difficili e cerebrali a creazioni concrete, quotidiane e divertenti da fare, disfare ed intrecciare a piacimento.

In particolare la didattica musicale con il bambino e la bambina disprassica permette di:

Interessante, con i bambini disprassici, è il lavoro con strumenti molto grandi: grossi tamburi, jembé, timpani o piatti sospesi. Gli strumenti diventano oggetti integratori intorno ai quali tutti i bambini della classe possono ruotare, giocare, alternarsi e suonare.

Questo permette la partecipazione del bambino disprassico alle stesse attività degli altri bambini, alimenta le possibilità di gioco e di scambio tra loro, oltre che di apprendimento.

I bambini possono interagire simultaneamente o a turno su un unico grande strumento che li richiama e li raggruppa, annullando così le differenze, le difficoltà di socializzazione e favorendo, poco alla volta, l’ascolto e il dialogo.

Nella disprassia è spesso inficiato l’uso selettivo delle dita della mano.

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